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Com’è nata l’idea di una manifestazione di questa portata che possa racchiudere il perché del nostro lavoro? Quali sono le cause della sua ideazione? Qual è la sua storia? Nel 1998, ci fu la possibilità di incontrare, per la prima volta, un gruppo di Blackfeet del Canada. Si trattava di cinque nativi, in Italia per una serie di eventi culturali. A partire da quell’incontro, nacque l’idea di condividere le loro tradizioni con quanta più gente possibile. Di lì al mese successivo si riuscì ad organizzare un primo “prototipo” di quello che un giorno sarebbe diventato “Lo Spirito del Pianeta”.

Dopo due mesi, infatti, si realizzò un altro evento: un gruppo di quindici Sioux Sicangu del Sud Dakota, anch’essi già in Italia per una tournée. Il loro capo, Duane Hollow Horn Bear, era (ed è tuttora) un rappresentante di spicco della cultura nativo-americana, tanto da essere stato consultato per la realizzazione del film “Balla coi lupi”, nella stesura di tutti i dialoghi e di tutte le scene relative ai nativi. E poi ancora, un gruppo azteco, con cui si realizzò un evento benefico in collaborazione con il reparto infantile di un vicino ospedale.

Da quest’incontro nacque una proficua collaborazione con il gruppo degli aztechi: la conoscenza reciproca portò ad iniziare insieme un cammino e un progetto comune, che dura tutt’ora.

Di lì cominciò, nel corso del 1999, una serie di manifestazioni che vedeva il gruppo azteco come protagonista. Nella primavera del 1999, una delegazione di varie etnie di nativi del Nord America fu invitata per la realizzazione di alcune manifestazioni sempre in provincia di Bergamo. Nel 2000, venne creata un’associazione senza scopo di lucro, che portasse il nome del gruppo azteco: Chicuace in Tonatiuh. Fu esattamente nel maggio del 2000 che venne organizzato il primo Festival, dandogli il nome che sembrava più adatto e che porta ancora oggi: “Lo Spirito del Pianeta”.
La manifestazione nasceva dalla consapevolezza, sempre più crescente, che tutte queste popolazioni dalle così profonde radici avessero il medesimo problema: doversi scontrare ogni giorno con i problemi legati all’emarginazione sociale e alla povertà, che affliggono le loro terre d’origine. Si voleva dar loro voce, far sentire a tutti quanto avevano da dare, quanto passato c’era ancora nel loro presente, quanto avevano da insegnarci: “sono gli sconfitti della Storia, ma la legge del più forte non ne ha incrinato dignità e convinzioni. Nei loro occhi, oggi, non c’è traccia di odio, di rancore, di vendetta. Solo tanta preoccupazione per le sorti della loro cultura e della loro identità. È questo il sentimento che li spinge a vestire gli antichi costumi, a dipingere i loro volti ed i loro corpi secondo la tradizione, a cantare e danzare i loro riti ancestrali intorno al mondo confrontandola con ciò che è sopravvissuto della nostra cultura. È il loro modo per fare ascoltare la loro voce, la loro richiesta di rispetto per il prossimo, nella sua diversità, e per la Madre Terra, il loro sforzo teso alla fratellanza, allo spirito, alla coscienza, alla responsabilità. È una specie di missione, che ha come scopo quello di riportare al mondo - e di portare nel mondo - le tradizioni, gli stili di vita, i riti, le storie, il quotidiano e lo straordinario, il passato ed il presente dei loro popoli”.

Il primo Festival ebbe proprio questa intenzione. Si volevano riscoprire la cultura e le sue radici, in modo totalmente differente: “non studiando libri né visionando documentari, ma vivendola a pieno, toccandola con mano. Tra le pieghe dei loro costumi, tra le note delle loro danze, si poteva leggere la storia di questi popoli. Una storia che aveva attraversato secoli per giungere, intatta, fino a noi, espressione di una vitalità indomabile, di generazioni intere che avevano il desiderio di farsi ancora sentire”. Si coinvolsero cinque rappresentanti, uno per ogni continente: dal Meso America gli Aztechi, dall’Oceania gli Aborigeni Australiani, dal Nord America gli Apaches, dall’Europa i celti irlandesi ed un gruppo tradizionale bergamasco, dall’Asia i Kazaki, dall’Africa i Woodabe (Niger). Fu difficile, dal punto di vista economico, ma dal punto di vista culturale fu l’inizio di un grande sogno. Un sogno che crebbe sempre di più negli anni,. L’organizzazione crebbe e con lei aumentò la voglia di fare un secondo Festival, questa volta con sede a Chiuduno (Bg) sino al 2009 con due anni di transizione nel Comune di Bergamo.
Intanto siamo cresciuti a livello organizzativo e ciò ci ha permesso di sviluppare un lavoro di scambio culturale con un maggior numero di etnie del pianeta, per la salvaguardia delle loro antiche tradizioni e per rafforzare il rispetto reciproco che deve esistere tra i popoli”. Le etnie coinvolte furono i Lakota Sioux, gli Aztechi, la comunità indigena Taurija (Perù), gli Incas, i Maya, gli Shuar (Ecuador), i Gia-Luo (Kenya), gli Aborigeni Australiani, i monaci tibetani, gruppi tradizionali del Senegal, del Congo, del Marocco, dello Sri Lanka ecc. popoli provenienti da tutti i cinque continenti, riuniti in uno stesso luogo, si sono mostrati, collaborando anche con un folto numero di gruppi tradizionali italiani.

Tutti hanno offerto alle decine di migliaia di visitatori un “assaggio” della loro cultura, sia attraverso danze, canti e musica di antica tradizione, sia attraverso la realizzazione di un "villaggio multietnico", costituito da capanne tipiche, create personalmente dalle popolazioni presenti. Il Festival è visitato ogni anno da oltre quattromila ragazzi, provenienti da scuole materne, elementari e medie, della provincia di Bergamo e di altre località della Lombardia.
È stata un’esperienza unica, che ha saputo trovare la collaborazione ed il patrocinio di vari Enti ad ogni livello: Ministero della Cultura, Unesco Italia, Regione Lombardia, Regione Piemonte, dalla Provincia di Bergamo, Provincia di Como (Festival di Cernobbio 2003 ed Erba 2004), Provincia di Milano (Festival di Sesto S. Giovanni 2005) e (Festival presso il Pime Tutta un'altra cosa 2008, patrocinato anche dal Comune di Milano), Comune di Roma (Festival 2005 presso i mercati generali), alla Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Bergamo, la realizzazione di parte dello spettacolo di inaugurazione dei campionati del mondo di sci (Bormio 2005).

Lo spettacolo di inaugurazione del campionato del mondo di tiro con l’arco della Presolana (BG), La presentazione della carta dei diritti degli immigrati (Sesto S. Giovanni ottobre 2007), da decine di Comuni gemellati alla manifestazione in tutta Italia, ad Associazioni, presso decine di scuole, Consolati ed Ambasciate.
È stato un vero e proprio crescendo di realizzazione dei nostri sogni e dei nostri obiettivi. I progetti prendevano vita, i gruppi etnici coinvolti continuavano ad aumentare, iniziano così i progetti di cooperazione internazionale presso: Tuareg del Niger, Orfanotrofi in Città del Messico, Bambini delle miniere in Perù, un centro culturale in Burkina Faso, un Monastero buddista in India, centro culturale in Scozia e il più recente ed importante presso il popolo Maasai in Kenya, dove abbiamo realizzato un pozzo per l’acqua a 160 m di profondità, abbiamo rifornito con centinaio di quintali di derrate alimentari durante la siccità, un dispensario medico che riceve ogni mese circa 500 pazienti, medicinali forniti gratuitamente, due borse di studio per due ragazzi Maasai, (un medico e una infermiera), un pick-up che servirà da ambulanza nella savana, un sistema di pannelli solari che fornisce elettricità al frigorifero che contiene vaccini per i bambini e per le mamme, antitetanica e vaccini contro i morsi per i serpenti abbiamo presentato il progetto direttamente al premio Nobel per la pace keniota Wangari Mathai nel gennaio 2007.

Nell’ottobre del 2008, abbiamo realizzato con altre 20 associazioni italiane alla giornata alla memoria delle popolazioni indigene del mondo a Genova; luogo simbolo di una conquista che dal nostro punto di vista è stata una scoperta, dal punto di vista delle popolazioni indigene è stato l’inizio della fine per decine di milioni di indigeni.

A Milano presso la nuova fiera di Rhò durante l’artigiano in fiera, abbiamo organizzato con la collaborazione di Gefi, “Lo spirito del pianeta” che ha coinvolto numerosi gruppi etnici provenienti da Messico, Scozia, Kenya, Perù, Colombia, Argentina, Cuba, Bolivia, continuando così l’attività ad un alto numero di visitatori che ci ha accompagnato durate le esibizioni nei 10 giorni di fiera, un successo oltre le previsioni alla quale sono già seguito l’invito dell’ente organizzatore per la prossima edizione del 2010.

Delle passate edizioni del Festival si sono occupati molti media nazionali e locali:
1 per la stampa: Corriere della Sera, la Repubblica, L’Eco di Bergamo, Orobie, La Padania, La Provincia, Gente Viaggi, Gulliver, Famiglia Cristiana, Maxim, Il Giorno ecc. (più di 60 testate).
2 per la TV: Canale 5 (Verissimo), RAI 3 (TG Nazionale e Regionale, Alle Falde del Kilimangiaro), Telelombardia, TV Bergamo, Espansione TV (Como); Prima Rete TV, ecc.
3 per la Radio: Radio Popolare, Padania, Alta (Bg), Number One, Emanuel (Bg), Tarantula Rubra, Carta, ecc.


Durante questi 10 anni di lavoro con queste etnie, abbiamo decine e decine di attività presso scuole di ogni genere e grado in varie Regioni italiane, momenti teatrali portando la conoscenza tramite il teatro, incontri conferenze, seminari e spettacoli che coinvolgono i nostri gruppi provenienti da varie regioni del mondo, con i nostri ragazzi tramite il lavoro svolto precedentemente.